Cosa sono e quali sono i principali errori (Bias) che le persone fanno in campo finanziario nella gestione dei risparmi?

Vediamo prima di tutto il significato della parola BIAS. Il bias cognitivo è una deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio. Questi errori di valutazione sono presenti in tante scelte che facciamo nella nostra vita, ma soprattutto quando si tratta di fare delle scelte in ambito finanziario, nella gestione quindi dei nostri risparmi.

Vediamo quali sono: • Overconfidence • Eccessivo ottimismo • Errore di conferma • Errore di attribuzione • Giudizio retrospettivo • Home bias • Illusione del controllo • Rimpianto • Status quo bias • Affetto • Ancoraggio • Disponibilità • Avversione alla perdita • Avversione alla perdita certa.

1. Eccessiva sicurezza (overconfidence): consiste nell’essere troppo sicuri di sé e delle proprie capacità e conoscenze.

2. Eccessivo ottimismo (unrealistic optmism): spesso capita quando vediamo il bicchiere mezzo pieno e magari sopravvalutiamo la probabilità degli eventi positivi e sottovalutiamo quelli negativi.

3. Errore di Conferma: consiste nel dare maggiore peso alle conferme dei proprio punti di vista, tralasciando quello che contraddice.

4. Errore di attribuzione: il classico fenomeno del “merito mio quando le cose vanno bene, colpa degli altri quando le cose vanno male”.

5. Giudizio retrospettivo: ragionare sul fatto che un evento fosse prevedibile nel momento in cui è stata presa la decisione, mentre lo si poteva capire solo dopo.

6. Home bias: preferire gli investimenti in zone o settori più vicini al nostro paese o al lavoro che si svolge (per noi italiani significa soprattutto titoli di Stato: BOT o BTP).

7. Illusione del controllo: pensare di “controllare” o molto spesso avere la palla di cristallo per fenomeni che per loro natura sono incontrollabili (l’andamento di un determinato titolo ad esempio).

8. Rimpianto: il rammarico di aver preso una scelta errata.

9. Status quo bias: consiste nella decisione di non effettuare cambiamenti nelle situazioni di investimento, non essere in grado di affrontare il cambiamento.

10. Affetto: farsi condizionare nelle scelte di investimento utilizzando il livello affettivo (su consiglio di parenti e amici ad esempio).

11. Ancoraggio: legare le proprie valutazioni su valori che purtroppo non rispecchiano più la realtà.

12. Disponibilità: effettuare le scelte in base alle informazioni che si hanno a disposizione anche se spesso non rilevanti e complete.

13. Avversione alle perdite: Provare maggiore dolore per una perdita rispetto a meno piacere per un guadagno (avversione miope alle perdite).

14. Avversione alla perdita certa: non soffermarci ad una perdita certa per evitare di aumentare rischi per cercarla di recuperare.

La realtà quindi è che le persone sono maggiormente sensibili ad una diminuzione della loro ricchezza finanziaria piuttosto che ad un aumento della stessa, di conseguenza valutando l’utilità attesa, danno più peso alle perdite rispetto ai guadagni. 
Non per questo si deve valutare questa scelta irrazionale, ma piuttosto, il comportamento appare essere spinto da una stima soggettiva delle probabilità, contraria di quella oggettiva. Sembra quindi che, contrariamente a quanto sostiene la teoria classica, le persone non prendono delle scelte al fine di massimizzare la loro utilità attesa.

Test psicologici utilizzati da Daniel Kahneman (psicologo, vincitore nel 2002 del premio nobel per l’economia) hanno evidenziato che, quesiti nella forma uguali ma posti in termini di guadagni o di perdite, hanno portato a decisioni differenti. Traslando il tutto al mondo finanziario questo indica che le persone sono poco disposte a rischiare di perdere un guadagno piuttosto che rischiare che una perdita diventi ancora più rilevante. Semplificando: si tende a vendere uno strumento finanziario in guadagno, anche se marginale, piuttosto che vendere uno strumento finanziario in perdita.